
Quanti di noi hanno sognato di possedere uno strumento magico in grado di catapultarci in posti fantastici e riportarci poi indietro?
Da qualche tempo questa fantasia è diventata realtà: è un mondo digitale in cui è possibile “entrare” indossando una specifica strumentazione, in particolare un visore VR (cioè Virtual reality).
I modi per potervi accedere sono sempre più alla portata di tutti: basta avere un pc, o una console o da poco anche uno smartphone.
Quali possono essere i pericoli per i bambini
Essendo una tecnologia relativamente nuova, gli studi e i test effettuati sono ancora troppo pochi per poter conoscere realmente gli effetti su adulti e bambini.
Le case produttrici si limitano ad indicare esclusivamente l’età minima consigliata, che solitamente è intorno ai 13 anni. Gli interessi commerciali sono molto alti e difficilmente per ora si potranno ottenere da loro maggiori garanzie.
Ciò che è attualmente noto, e che rende necessario l’uso prudente da parte di bambini e ragazzi, è che nella realtà virtuale l’occhio non deve mettere a fuoco, visto che si tratta di immagini bidimensionali su schermo piatto.
Questo porta a fastidi temporanei sulla quale temporaneità si sta ancora indagando, inoltre è risultata frequente la comparsa di nausea e difficoltà di coordinamento oculo-motoria.
Da non sottovalutare la difficoltà incontrata dai bambini di discernere tra realtà e finzione, soprattutto se il mondo in cui sono immersi fisicamente è assolutamente realistico.
Questa confusione può generare ansia e paura, nei bambini, nei ragazzi e spesso anche negli adulti.
Cosa possiamo fare allora?
Sicuramente, come sempre accade, il rapporto tra tecnologia e giovani utenti va gestito con attenzione e soprattutto con buonsenso.
Non sarebbe giusto demonizzare uno strumento interessante come quello delle realtà virtuale, ma va di certo gestito con accortezza quando è nelle mani dei più piccoli.
Esistono delle applicazioni nobili di questa tecnologia: in un ospedale pediatrico hanno usato la realtà virtuale per calmare dei bambini che si sarebbero dovuti sottoporre a prelievi o iniezioni.
Pare che “Immergendosi” in calmi ambienti marini i piccoli pazienti riuscissero a placare ansia e preoccupazione. Ecco che la tecnologia si mette a servizio della società.