Come tutti saprete la gravidanza è la fase più delicata che una donna potrebbe attraversare nella sua vita. In questo periodo, infatti, bisogna tenere sotto stretto controllo ogni aspetto tipico e atipico del suo organismo, monitorandone tutti i parametri.
Che cos’è la biopsia al seno? Quando e come viene fatta? Una donna in dolce attesa può sottoporsi ad un esame di questo tipo? Quali sono i rischi connessi a questa condizione? Oggi cercheremo di rispondere a tutte queste domande!
Che cos’è la biopsia al seno? Come funziona?
La biopsia al seno è l’esame che viene prescritto a una donna quando si presenta un nodulo anomalo sulla mammella. In questo caso il medico dovrà prelevare una parte del tessuto di questo nodulo per poi andare ad analizzarlo in modo accurato.
Prima di procedere con la biopsia, che, comunque, prevede di intervenire chirurgicamente, il medico avrà fatto i relativi accertamenti con i seguenti esami di controllo:
- Mammografia;
- Ecografia;
- Visita senologica;
- Risonanza magnetica.
Di solito lo scopo di questo esame è quello di stabilire con certezza in cosa consiste quella formazione al seno, che, spesso, potrebbe essere anche un tumore benigno o maligno.
Cosa succede se una donna incinta deve fare questo esame?
Il progresso della medicina ci consente di fare questo esame anche durante la gravidanza, mentre, in passato, costituiva un ostacolo per la procreazione stessa.
Infatti, tutti quegli esami che non prevedono l’utilizzo di raggi X, così come la biopsia, possono essere praticati tranquillamente sull’organismo di una donna incinta senza creare particolari problemi.
Quali sono i rischi?
Il rischio che potrebbe derivare da una biopsia al seno durante la gravidanza è quello che riguarda l’utilizzo dell’anestesia. Infatti, in questi casi, si consiglia fortemente di utilizzare un’anestesia locale, e non quella generale che potrebbe arrecare danni al bambino in via di sviluppo.
In ogni caso, in ambito medico, sono stati sviluppati diversi tipi di biopsia, ma sarà il medico a decidere qual è quello meno invasivo che bisogna usare nel caso della sua paziente.
Infine ricordate che il secondo trimestre è il periodo migliore per effettuare questo esame, in quanto il rischio di un aborto o di procurare dei danni al bambino è decisamente inferiore rispetto ai mesi successivi.