
Sicuramente avrai sentito parlare di babywearing, comodo anglicismo che si riferisce alla pratica di portare il proprio neonato avvolto in comode fasce porta-bebè.
Se si pensa a questa azione, la prima immagine mentale che viene in mente è quella di una mamma… vero? Eppure sono molti i padri che hanno adottato questa modalità di trasporto del proprio piccolo e che, stando anche a quanto si dice in prima persona sui blog e forum dedicati all’argomento, non tornerebbero più indietro.
La fascia porta-bebè infatti non solo è un accessorio indiscutibilmente pratico, poiché permette di mantenere le mani libere al contrario di passeggini o culle a spinta, ma è anche un valido aiuto nella costruzione del rapporto padre-figlio. Vediamo perché.
Perché la fascia porta bebè piace tanto ai papà
Soprattutto nei primi mesi di vita del piccolo, per i papà può risultare difficile instaurare un legame profondo come quello che il bebè ha con la madre.
La competizione (per così dire, visto che la squadra è la stessa!) è ardua, dopo che il cucciolo ha passato nove mesi dentro al pancione materno!
La fascia, che ripropone quel primigenio senso di aderenza e prossimità fisica, permette a papà e bambino – o bambina – di vivere una sensazione simile.
Il piccolo, accostato al petto, lo aiuta ad abituarsi alla voce, all’odore, ai movimenti del papà come si è abituato a quelli della mamma durante la gravidanza.
Si tratta di momenti speciali, che con i metodi tradizionali di trasporto del neonato non erano consentiti. Il papà restava sempre un passo indietro in questo senso, anche quando era lui a spingere il passeggino!
Grazie alla fascia, invece, anche i padri possono crearsi uno spazio di vicinanza e intimità con il proprio cucciolo il quale, grazie al tempo passato accanto al corpo paterno, acquisisce ulteriore benessere e dunque sicurezza di sé, che lo aiuteranno nella sua conoscenza e interpretazione del mondo.
Il rapporto ne esce rinforzato: si cementano l’unione, la benevolenza e l’attaccamento reciproco.
Il padre, dal canto suo, riesce a vivere in prima persona sensazioni simili a quelle del pancione, e sviluppa non solo la capacità di riconoscere maggiormente il comportamento e le esigenze del piccolo, ma anche il suo orgoglio di genitore!