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Aborto terapeutico: cos’è, quando si può fare, come si fa

aborto terapeuticoQuando parliamo di “aborto terapeutico”, ci riferiamo alla possibilità offerta dall’ordinamento italiano per procedere con l’interruzione della gravidanza.

Il termine “terapeutica” è lì a ricordarci che, almeno secondo l’ordinamento italiano, l’aborto non è affatto scelta libera da compiere i primi mesi successivi al concepimento, ma esclusivamente metodo e mezzo per garantire la salute della donna o interrompere una gravidanza che, anche per il feto, potrebbe essere estremamente pericolosa.

Che cos’è la legge 194?

La legge 194 è la legge che, nel nostro ordinamento, garantisce alle donne la possibilità di accedere all’aborto terapeutico. È stata votata e approvata nel 1978 e, almeno secondo alcune associazioni a difesa della salute della donna, comincia a mostrare un po’ la sua età.

Quando si può accedere all’aborto terapeutico?

L’aborto terapeutico, almeno secondo quanto riportato dalla legge 194, può essere praticato in due casi specifici e numerati:

  • Quando la gravidanza e/o i parti comportino un grave pericolo per la salute della donna, quando la nascita del bambino possa ripercuotersi in modo assai violento sulle condizioni fisiche o psicologiche della gestante;
  • Quando sono accertate delle malformazioni, o comunque delle anomalie nei processi patologici, che possano causare sia l’incapacità del feto di sopravvivere o comunque implicare una qualità della vita sicuramente non adeguata per lui o per la madre.

Come avviene l’aborto terapeutico?

L’aborto terapeutico avviene nello stesso modo in cui avviene l’interruzione volontaria di gravidanza, con una differenza però: l’interruzione volontaria di gravidanza deve avvenire entro la dodicesima settimana (ovvero entro i primi 3 mesi dal concepimento), per l’aborto terapeutico i tempi possono dilatarsi e raggiungere la sedicesima settimana, ovvero fino al quarto mese.

Per quanto riguarda invece la procedura vera e propria, sono attualmente in vigore due diversi protocolli nel Sistema Sanitario Nazionale:

  • Il protocollo che prevede la somministrazione, nell’arco di 12 ore, di prostaglandine attraverso la vagina. Si tratta di un protocollo in uso in tutti gli istituti e i centri che praticano ITG e IVG;
  • Il protocollo con RU486: la famosa pillola abortiva, a base di Mifepristone. Si tratta di un farmaco che dimezza i tempi del travaglio, rispetto all’uso di prostaglandine. Un protocollo più recente, al centro di una discussione senza fine nella comunità medica, e che purtroppo non sembra essere prossima alla fine.

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