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Allattamento e ragadi: tre consigli per evitare le lesioni (Seconda Parte)

Per apprendere la tecnica di allattamento corretta, comunque, non basta certo leggere qualche articolo. Per questo, esistono molte associazioni in grado di aiutare le future mamme già prima del parto. In Italia, dietro prenotazione, ci si può rivolgere a un centro consultoriale di allattamento.

Questi centri sono attivi presso le ATS (le aziende per la tutela della salute) e costituiscono un valido aiuto, sia prima che immediatamente dopo il parto. Esistono anche molte ostetriche con una specifica formazione sull’allattamento al seno. Ci si rivolge privatamente a queste figure professionali, che spesso effettuano anche visite a domicilio.

In Italia esiste anche il MAMI, o Movimento Allattamento Materno Italiano, che promuove una più corretta informazione sull’allattamento materno e aiuta le neomamme in difficoltà. Il MAMI coordina anche una serie di gruppi di auto-aiuto a livello nazionale, in cui sono presenti ostetriche, infermiere e medici volontari che offrono il proprio sostegno gratuitamente.

Oli e massaggi

Anche se non è un intervento risolutivo in caso di posizione di allattamento scorretta, preparare il seno all’allattamento può ridurre il rischio di insorgenza delle ragadi. Ma come? Innanzitutto effettuando massaggi prima di offrire il seno al bambino. Con piccoli movimenti circolari, estremamente delicati, attorno al capezzolo, si può favorire l’afflusso di latte alla mammella.

Questi massaggi vanno effettuati aiutandosi con degli oli essenziali. Ma fate estremamente attenzione: moltissimi oli essenziali sono assolutamente sconsigliati durante la gravidanza e l’allattamento, perché, penetrando nella pelle, potrebbero causare alterazioni della pelle già sufficientemente provata. Soprattutto gli oli essenziali mentolati e agrumati andrebbero sospesi.

Oli essenziali adatti, invece, sono l’olio di finocchio e l’olio di mandorla. Possono essere anche mescolati, per un preparato ancora più efficace. Una volta messo l’olio sul palmo della mano, bisogna scaldarlo tra i palmi e poi massaggiare il seno, dall’alto e dall’esterno verso il basso e verso l’interno, ma sempre evitando il capezzolo vero e proprio. Soprattutto in caso di lesioni, il capezzolo non dev’essere “soffocato” con un eccesso di creme e lozioni.

Un ulteriore aiuto: le bende imbevute

Non c’è accordo nella comunità scientifica su come accelerare il processo di guarigione delle ragadi. Alcuni esperti suggeriscono di tenere il seno asciutto e il più possibile esposto all’aria, sottoponendolo a un livello minimo di idratazione. Altri invece suggeriscono di tenere umido il capezzolo con l’ausilio di bende o garze, da tenere poggiate sulla parte interessata dalle ragadi.

Queste bende devono essere imbevute. Ma di cosa? Anche qui, le opinioni degli esperti si dividono. C’è chi ritiene che si debbano bagnare con il latte materno stesso, chi con l’acqua calda, chi con creme contenenti vitamine, lanolina o oli idratanti. Di certo, l’acqua calda, a contatto con il seno, può avere una funzione vasodilatatrice e alleviare in parte il dolore e il fastidio derivante dalle ragadi.

Questi rimedi devono comunque essere attuati qualche minuto dopo la poppata, aspettando che il capezzolo si sia totalmente asciugato. E per l’igiene? Acqua! Evitare saponi, salviette, detergenti o altro, che tendono fisiologicamente a seccare la pelle. Con una spugna imbevuta di acqua, è sufficiente bagnare il seno senza sfregare, per poi asciugarlo con un asciugamano pulito tamponando la zona senza strofinarla.

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