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Bambini che non vogliono fare la doccia (o il bagnetto): come aiutarli a superare la paura

Non sempre il rapporto tra bambini e acqua è idilliaco: Capita spesso che molti piccoli si rifiutino di fare la doccia, anche in modo “vistoso”. Il più delle volte queste reazioni vengono considerate come dei capricci.

In realtà si ha a che fare con una vera e propria paura. Probabilmente legata a qualche esperienza negativa che mamma e papà non hanno colto, come spesso può capitare.

L’acqua sugli occhi, il sapone che brucia, la paura di restare soli. Le ragioni possono essere svariate e molteplici.

Alcuni consigli per aiutare a superare la paura

Bisogna sempre considerare l’età del bambino: se è un neonato a non apprezzare il bagnetto, sarà utile creare una routine intorno a questa azione, composta dagli stessi atti, possibilmente alla stessa ora.

Se i bambini sono più grandi, bisognerà aiutarli a pensare al momento della doccia come a qualcosa di rilassante, magari usando un getto delicato (o se si fa il bagnetto, mettendo poca acqua).

Una volta che il piccino si sente a suo agio, è possibile cominciare a giocare con l’acqua: lavare i giochini, fare dei travasi o dei piccoli schizzetti d’acqua in faccia.

Aumentare sempre di più l’uso dell’acqua sul corpo, ma sempre con il suo consenso. E’ importante non tradire mai la sua fiducia. Questo processo va fatto in maniera graduale e lenta.

Potrebbe essere necessario dover sopportare di vederlo con i capelli non lavati per qualche tempo, ma se in questo modo lo aiutiamo a superare un blocco che lo fa soffrire e lo limita, ne varrà di certo la pena.

Un discorso a parte meritano gli adolescenti: in questo caso, è da considerare che spesso il corpo non viene ancora accettato come proprio, a causa dei grandi cambiamenti che si trovano a dover vivere in questa fase.

Per questa ragione, e per un diffuso e tipico senso di “rivolta a prescindere”, non è raro vedere adolescenti poco inclini all’incontro con acqua e sapone.

Come spesso succede, la chiave sta nell‘empatia: non colpevolizzare o insultare i ragazzi, ma cercare un canale di comunicazione valido.

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