Quante volte ci siamo trovati ad alzare gli occhi al cielo davanti alla milionesima domanda posta da nostro/a figlio/a su un argomento qualunque?
Domande sulla vita, la morte, l’acqua, il cielo, gli utensili da cucina, il sesso, il corpo umano e chi più ne ha più ne metta! Domande alle quali molto spesso non sappiamo (e qualche volta non vogliamo) dare risposta.
La buona notizia (oltre al fatto che non volere o essere in grado di rispondere esaustivamente a tutte le domande dei nostri figli non ci rende cattivi genitori, ma solo genitori umani), è che la curiosità è POSITIVA.
Essa è la gioia di conoscere, capire, imparare. E’ la consapevolezza che esiste un divario tra ciò che si sa e ciò che si vorrebbe sapere e si intende colmarlo.
La curiosità stimola, in questo modo, l’apprendimento, lo potenzia e lo rende duraturo. Molti studi dimostrano che chi possiede una buona curiosità intellettuale, sviluppa anche una serie di altre buone qualità, come tolleranza all’ansia, umorismo, atteggiamento aperto e non criticante, ecc…
Come alimentare la curiosità
E’ buona cosa dare valore a questa qualità; per esempio elogiando il bambino non tanto quando prende buoni voti, ma piuttosto quando pone “buone” domande.
Anche portarli a visitare posti nuovi, far loro vivere nuove esperienze, sono comportamenti estremamente utili per spingere i piccoli a porsi nuove domande e cercare nuove risposte.
Dare sempre informazioni interessanti su ciò che si sta vedendo o sperimentando, magari raccontando aneddoti o storie per accendere la loro curiosità.
Rispondere sempre alle domande di un bambino è una regola importante, ma spesso la più difficile da rispettare. Le domande vengono poste anche in momenti difficili, stressanti, di forte impegno.
Non è sempre possibile rispondere dedicando la calma e l’attenzione necessarie; ma puntare ad avere una buona media, tra alti e bassi, potrebbe essere un obiettivo raggiungibile.
Uno dei modi più “classici” per potenziare la curiosità è leggere! Che siano libri illustrati o solo con parole, da leggere per conto loro o che siano da leggere per loro, non importa; purché entrino in contatto con storie, luoghi, personaggi sempre nuovi.