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Dormire nel lettone con il neonato in braccio: sì o no?

“È giusto far dormire nostro figlio nel lettone?”-“Lo staremo viziando troppo concedendogli di passare le notti con noi?”. Questi dubbi possono turbare molti genitori.

In realtà non c’è una risposta esatta per tutti: ogni famiglia e ogni bambino ha le proprie esigenze. Anche gli esperti si sono divisi su questo argomento.

Parola degli esperti: lettone sì

Come appena accennato, educatori, pedagogisti e psicologi dell’infanzia hanno pareri differenti tra loro, soprattutto se si riferiscono ai neonati. Alla domanda “Lettone sì o no?” molti di loro hanno risposto in modo affermativo (o meno), ma con limiti ed eccezioni.

Ad esempio, l’educatrice milanese Lidia Magistrati si è espressa per il sì, a patto che entrambi i genitori siano d’accordo sulla scelta. L’equilibrio della coppia deve essere la base per creare un ambiente sereno e d’amore per il neonato.

Il bambino, soprattutto nei primi giorni di vita, vivrà i suoi primi momenti di stress: dovrà ambientarsi alla sua nuova casa e adattarsi ai tempi delle poppate e della nanna. Egli dipende dai genitori, perciò dormire con loro nel lettone servirà ad infondergli un senso di protezione e sicurezza.

Gradualmente il bambino imparerà a dormire da solo, ma non sarà sempre un’impresa semplice. Quando si presentano momenti di agitazione, ad esempio l’inizio dell’asilo nido, si può fare un’eccezione e fargli passare qualche notte nel lettone.

Lettone no

Di parere diverso è Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva di Milano, secondo cui la regola generale è no al lettone condiviso. Il neonato che da subito impara a dormire nella sua culla, apprende più facilmente che il letto è il luogo riservato al riposo di mamma e papà.

Uno strappo alla regola può essere concesso nei primi mesi di vita del bambino, quando i risvegli durante la notte sono ancora frequenti. Questa fase eccezionale aiuterà soprattutto il benessere della mamma, provata dal ritmo ancora irregolare delle poppate.

Il primo anno è il periodo “limbo” e di adattamento, mentre i tre anni sono il limite su cui sono concordi tutti gli esperti: a quest’età il bambino ha ormai appreso che ci sono spazi personali separati, da accettare e rispettare.

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