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Il bambino non parla ancora: cosa succede?

I bambini, così come gli adulti, comunicano in modi diversi entrando in contatto con il mondo esterno e con chi li circonda e si esprimono con modalità differenti.

Comunicazione verbale e non verbale, l’intonazione, il contatto visivo e fisico, le espressioni facciali, ciascuno di questi canali segue un suo sviluppo specifico.

L’insieme delle capacità di un bambino, volte ad entrare in comunicazione con gli altri individui e che non comprendono ancora il linguaggio verbale, vengono chiamati comportamenti linguistici.

Essi comprendono l’interesse per il volto e il sorriso in primis della mamma, poi la capacità di guardare nella stessa direzione in cui guarda la mamma e successivamente la capacità di guardare lì dove gli viene indicato.

Quindi la comunicazione parte molto prima dello sviluppo del linguaggio. Già osservando questi comportamenti è possibile capire se il bambino avrà qualche difficoltà nel parlare.

Quando dovrebbero cominciare a parlare

Nella maggioranza dei casi il periodo che va dai 24 ai 36 mesi viene definito dell’esplorazione linguistica. I piccoli padroneggiano un gran numero di vocaboli, compiono frasi “complesse” e a volte riescono ad accordare soggetto e verbo.

Le prime parole, però solitamente vengono pronunciate intorno al primo anno di età. Ma ogni bambino può seguire un tempo diverso e il momento della prima parola può cambiare.

Parlatori tardivi

Se intorno ai 24 mesi il bambino si esprime ancora usando un termine per indicare una frase (per esempio “pappa” per indicare “ho fame”), siamo di fronte ad un parlatore tardivo.

Questo non indica necessariamente un problema neurologico, ma è necessario osservare se interagisce con il mondo esterno, se risponde quando viene chiamato e se capisce ciò che gli viene detto.

Le cause del ritardo nel linguaggio

I fattori che si trovano dietro ad un ritardo del linguaggio sono molteplici:

  • Una predisposizione biologica del bambino;
  • Fattori ambientali, (ad esempio una maggiore o minore stimolazione, o la presenza di fratelli da cui farsi capire);
  • Fattori emotivo-psicologici, (bambino timido e riservato o particolari traumi);
  • Fattori patologici ( esioni cerebrali, sindromi ecc…);

Quando il disturbo linguistico non viene recuperato (attraverso una maggiore attenzione dei genitori, sedute logopediche o altro) e si protrae oltre i 48/60 mesi, si considera spesso un disturbo dello spettro autistico.

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