Il Covid-19 ha investito come uno tsunami tutti, adulti e bambini. Ci ha travolti, limitando la vita di tutti e privandoci di punti di riferimento e abitudini quotidiane, a volte date per scontate.
Ci ha disorientati, reso apatici e privato di prospettive future, facendoci confrontare con le nostre paure.
Le conseguenze psicofisiche sui bambini
La percezione dei bambini è quella di essere stati imprigionati e costretti a ripetere ogni giorno le stesse azioni, negli stessi spazi, con gli stessi giochi e programmi tv.
Per non parlare della frustrazione nel non potersi muovere, esplorare e scoprire cose nuove. Di conseguenza, i bambini possono manifestare tensione, irritabilità, risvegli notturni o insonnia, frenesia, difficoltà di attenzione e nel concentrarsi.
Questi sono i fenomeni che sono andati aumentando col passare del tempo in pandemia, conseguenti al fatto di non poter uscire di casa o di doverlo fare in maniera limitata e circoscritta.
Un nuovo problema
Il ritorno alla normalità, anche se condizionato, ha di nuovo rappresentato delle sfide, reazioni più o meno confuse nei bambini e non. Li ha costretti a confrontarsi con un nuovo tipo di “distanza”, sia dal punto di vista relazionale che da quello situazionale.
La percezione del “ritorno alla normalità”, infatti, ha creato nuova confusione e delusione. Ha aumentato lo stress legato alla possibilità di ritrovarsi in luoghi con “troppe persone”, creando una reazione a catena di paure.
Questa condizione ha aumentato il fisiologico bisogno di movimento dei bambini, esasperando il bisogno di scaricare energia. I genitori sono davanti ad un nuovo problema. Un’alta percentuale di loro, osservando i propri figli in questo periodo, ha notato una serie di manifestazioni, come:
- Noia;
- Irritabilità;
- Ansia;
- Senso di solitudine;
- Difficoltà a concentrarsi.
Da quanto riferito dai genitori, i bambini manifestano comportamenti regressivi. Sono agitati, manifestano perdita di competenze acquisite prima del lockdown. Aggressività più frequente, aumento delle paure, aumento degli stati ansiosi e di possibili crisi che ne conseguono.
Ovviamente sono osservazioni che non sono state confermate da un punto di vista pedagogico. È importante chiedersi se questi disagi siano fenomeni transitori, o siano destinati a persistere nel tempo, aggravandone le conseguenze.