Lo streptococco B è una delle infezioni vaginali più comuni nelle donne. Si tratta di un problema molto comune che colpisce circa il 30% delle donne e che, almeno nella gestante, non causa problemi.
Il problema che ci interessa affrontare in questo articolo riguarda infatti i rischi per il feto ed è proprio per questo che questa infezione desta preoccupazione.
Come si prende lo streptococco?
Lo streptococco B è un batterio normalmente presente nella flora batterica vaginale. Non ci sono modalità di contagio conosciute, si tratta, in altre parole, di un batterio che naturalmente convive con noi, scegliendo di vivere e proliferare nell’ambiente vaginale.
Non ci sono dunque modi per evitare il contagio. Si tratta di un evento biologicamente ritenuto normale, contro il quale non c’è molto da fare.
I sintomi
L’infezione da streptococco è in genere asintomatica. Vuol dire che non ci sono segnali evidenti dell’infezione avvenuta e che quindi c’è bisogno di sottoporsi, prima del parto e in genere intorno al settimo mese di gravidanza, ad un tampone vaginale e rettale che indichi con certezza la presenza o meno dello streptococco.
Eventuali vaginiti, pruriti o sanguinamenti non sono in genere riconducibili all’infezione da streptococco.
La cura
Il problema principale dell’infezione da streptococco è che gli antibiotici comuni sono estremamente poco efficaci nei confronti di questo particolare batterio. Una terapia antibiotica è per questo motivo sconsigliata, in quanto in primo luogo difficilmente combatterà l’infezione e in quanto, in secondo luogo, il tampone, anche se dovesse dare esito negativo, non dovrebbe essere ritenuto in alcun modo attendibile.
Ci potremmo trovare dunque a vivere una situazione piuttosto singolare: un tampone negativo, che dovrebbe essere garanzia dell’assenza di infezione da streptococco, che però potrebbe essere estremamente poco attendibile e quindi inutile sotto il profilo della diagnosi.
Ci sono rischi per il feto?
Il feto può contrarre l’infezione da streptococco B durante il passaggio vaginale. Si tratta di circa il 2-3% dei casi in totale, e quindi di un problema dall’incidenza importante, dati anche gli importantissimi risvolti che questa infezione può assumere.
Anche se in casi rari, il bambino può infatti sviluppare, anche a distanza di settimane dalla nascita:
- Meningite;
- Setticemia;
- Polmonite;
- Problemi all’apparato respiratorio.
Per questo motivo è necessario intraprendere una terapia, che avrà luogo durante il parto e che riuscirà a preservare il bambino dalla possibile infezione dello streptococco B.
La terapia
La terapia che ci consentirà di evitare l’infezione per il nostro bambino è piuttosto semplice e singolare. Durante il travaglio e il parto, infatti, viene in genere somministrata penicillina endovena per abbassare il potenziale infettivo del batterio e quindi per evitare che, durante il passaggio vaginale, il bambino venga infettato.
Al fine di organizzare questa terapia è assolutamente necessario effettuare un tampone vaginale e rettale durante il settimo mese di gravidanza. In caso di esito positivo, sarà il vostro ginecologo a comunicare all’ospedale dove avverrà il parto la situazione.