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Urinocoltura in gravidanza: perché è importante

urinocultura gravidanzaSui test che si dovrebbero fare durante la gravidanza regna purtroppo la confusione più assoluta e spesso non si capisce bene cosa voglia dire cosa, nonostante le spiegazioni del medico che ci sta seguendo.

Oggi parliamo di urinocoltura, un esame specifico durante la gravidanza che è però facoltativo: in quali casi deve essere fatto? Cosa vuol dire se il medico ce lo ha richiesto? C’è qualcosa di cui dovremmo preoccuparci?

Vediamolo insieme.

No, l’urinocultura non è l’esame delle urine

Nonostante si tratti di due esami che prevedono entrambi la raccolta delle urine, sono molto diversi tra loro. Siamo infatti davanti da un lato alle classiche analisi delle urine, che sono tese ad analizzarne la composizione e i residui. Quando parliamo invece di coltura delle urine, queste vengono fatte “riposare” o meglio si mettono coltura, per gli scopi che andremo a analizzare tra pochissimo.

Che cos’è nello specifico l’urinocoltura?

Si tratta di un esame per misurare la quantità e la qualità dei batteri che si trovano all’interno della nostra urina. L’esame in questione viene in genere prescritto quando la donna incinta presenta problemi, come:

  • Bruciore durante la pipì;
  • Bruciore a riposo;
  • Bruciore durante l’atto sessuale.

In questi casi infatti tutto lascia pensare ad infezioni di tipo batterico che possono, anzi devono, essere immediatamente poste all’attenzione del medico.

Cosa succede in caso di urinocultura positiva?

Nel caso in cui l’urinocoltura dia esito positivo, ovvero mostri la presenza di determinati batteri, si passerà ad un test successivo, in realtà automatico, che serve per individuare il tipo di batterio con esattezza e dunque anche l’antibiotico più adatto. Si chiama anti-biogramma ed è un test molto utile, soprattutto durante la gravidanza, in quanto senza ulteriori fastidi è in grado di andare a individuare le cause della nostra infezione.

Voglio fare l’urinocultura, a chi devo chiedere?

Si possono svolgere urinocolture praticamente ovunque, anche in laboratori privati. Si tratta però di un test che andrebbe svolto, nonostante sia innocuo, soltanto quando ci sia il fondato sospetto di qualche infezione batterica in corso, anche durante la gravidanza.

Nel caso di pruriti particolari, chiedete al vostro ginecologo delucidazioni su questo strumento diagnostico.

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