Secondo le procedure consigliate dall’OMS e anche dal Servizio Sanitario Nazionale, i neonati devono essere necessariamente sottoposti a integrazione di vitamina K.
Si tratta di una somministrazione di routine, che parte dal momento della nascita e che ha, come obiettivo principale, quello di evitare che si presentino patologie collegate alla mancata coagulazione del sangue, come emorragie precoci.
Vediamo insieme come, quando, perché somministrare la vitamina K e, soprattutto, cerchiamo di individuare potenziali criticità e controindicazioni derivanti dalla somministrazione di questa vitamina.
Da quando a quanto?
La somministrazione di vitamina K deve partire sin da subito dopo la nascita, per poi terminare intorno al terzo mese di età. Questo per quanto riguarda i bambini che vengono allattati al seno. I bambini che invece consumano principalmente la formula, potranno evitare l’integrazione in quanto questi preparati hanno già un contenuto di vitamina K sufficiente ad evitare che si presentino i problemi di cui vi abbiamo parlato poco fa.
Perché?
La somministrazione di vitamina K ai neonati è diventata di routine in quanto la vasta maggioranza dei bambini appena nati presenta carenze proprio di questa vitamina ed è per questo che, piuttosto che sottoporre ogni bambino ad analisi, si preferisce somministrarla di routine, anche grazie al fatto che non ci sono, come vedremo dopo, controindicazioni per quanto riguarda questa integrazione.
Ci sono controindicazioni?
No, non ci sono controindicazioni che siano state dimostrate dalla scienza, sebbene negli anni scorsi si fosse provato a mettere sotto accusa quella che è una pratica più che sicura.
Secondo uno studio, poi smentito, pubblicato a metà degli anni ’90, ci sarebbero state (pur deboli) correlazioni tra la somministrazione di vitamina K per via intramuscolare e sviluppo di forme tumorali come la leucemia.
La correlazione è stata però smentita dalle ricerche più recenti e l’integrazione di vitamina K è considerata ormai più che sicura per tutti i Servizi Sanitari Nazionali del mondo che aderiscono alle linee guida dell’OMS.
Si tratta dunque di una procedura assolutamente sicura e che, dati i benefici che offre, si rende assolutamente necessaria, dato che nei bambini non trattati l’emorragia precoce riesce a colpire fino al 2% dei soggetti, con conseguenze particolarmente nefaste.